
Città e ceramica romana
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Nella prima età imperiale l'apogeo della città è concluso. La casa a peristilio e il tempio di Afrodite sono ormai in rovina; gli edifici sull'agorà parzialmente abbandonati; il lastricato è già ricoperto di detriti, terra ed erba. Tale situazione è tuttavia comune alla maggior parte degli insediamenti posti su alture, come Segesta, Solunto ed altri, che vennero abbandonati in epoca imperiale. Tanto più notevole è, quindi, il fatto che la nostra città ebbe vita continua attraverso tutto il periodo romani e bizantino fino al pieno medioevo. Tale continuità, attestata dai materiale archeologici, spiega il fatto che il nome antico della città si sia conservato fino ad oggi e che lo stesso toponimo sia stato utilizzato per la montagna e per il vicino fiume.
L'attività edilizia del periodo romano imperiale è scarsissima. Nel teatro l'ultimo ampliamento rimase incompiuto.
È sopratutto la ceramica che permette di tracciare la storia di Ietas in epoca imperiale. Agli ultimi anni di fioritura della città risalgono bellissimi ceramiche romane da tavola di colore rosso lucido (cosiddetta “terra sigillata”), originariamente prodotte ad Arezzo e in altri centri dell'Italia. A partire dal tardo I sec,d,C, la sigillata italica fu poi sostituita da quella di fabbrica africane. La sigillata africana venne prodotta fino in epoca tarda; gli ultimi esempi recano ormai il segno della croce ad indicare l'adozione della nuova fede cristiana.
All'interno di alcuni vani della casa a peristilio 1 è stato ritrovato il crollo che conservava moltissimi materiale databili all'ultimo momento di vita della dimora verso la metà del I sec, d,C. Colpisce la ricchezza della suppellettile che comprendeva, oltre a ceramica e lucerne, anche arnesi in ferro, pesi da telaio, altarini, strumenti in osso ed altro.
La ceramica romana più pregiata è la cosiddetta terra sigillata, rossa e lucida. Le prime fabbriche erano situate in Italia, da dove la ceramica veniva importata. Monte Iato è uno dei siti più ricchi di sigillata italica in Sicilia. Oltre a ceramiche lisce o decorate o scarse elementi applicati, si sono trovati anche bicchieri e coppe a rilievo di ottima fattura. Molto accurata è la decorazione fitomorfa con tracci di edera su un grande bicchiere, su una coppa è rappresentata una scena di banchetto.
Le botteghe dove si fabbricavano le sigillate sono in gran parte note, i proprietari e gli artigiani hanno infatti spesso firmato i loro prodotti con il bollo. Tra i materiali iatini sono rappresentati poco meno di 100 botteghe diverse!
Non rari sono gli esemplari di terra sigillata cosiddetta “tripolitana”, diffusa nell'Italia meridionale e anche nell'Africa settentrionale.
Meno numerose sono le coppette e i bicchieri della classe della ceramica detta a “pareti sottili” che portano decorazioni varie a rilievo, a incisione e a vernice. Anche questi prodotti sono stati importati dall'Italia centrale.
La terra sigillata africana, di solito di un rosso più caro che va fino all'arancio, sostituì quella italica verso la fine del sec.I d.C, e venne prodotta a lungo. La tipologia delle forme è ricca. I fondi dei piatti e scodelle recano spesso caratteristici motivi stampigliati, talvolta anche il simbolo della croce. Sono invece rare le sigillate pregiate del IV sec. d,C, con decorazione a rilievo applicato. Tra i campioni figurati si distingue un leone, un albero, una vecchietta e il dio Mitra che sgozza il toro.
Tra le lucerne provenienti dal crollo della casa a peristilio 1 si trovano alcuni esemplari con larghe prese decorate; anche la vasca per l'olio porta spesso una decorazione a rilievo, tali oggetti di lusso erano molto rari. Erano, invece, diffuse piccole lucerne molto più semplici con becco a piccole protuberanze, parzialmente ricoperte da una vernice poco consistente di colore rosso bruno. Molto meno frequenti sono le lucerne di dimensione ordinaria con decorazioni a rilievo sul disco, come quella raffigurante Ercole che combatte un mostro a forma di serpente.
Anfore da trasporto di epoca romana dalle forme più svariate attestano contatti commerciali con Italia, l'Africa, la Spagna e la parte orientale dell'Impero. In tali anfore si importavano olio, vino, salsa di pesce o frutta in conserva.


Antiquarium case d'alia
Tra cultura e paesaggio