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Parco archeologico Monte Iato.

Quartiere orientale

In questa zona orientale della città si trova un quartiere residenziale greco di epoca ellenistica, attualmente in fase di scavi. E’ stata identificata una casa a peristilio dotata di pavimenti ed intonaci del tutto analoghi a quelli delle case meglio note sulle aree sommitali. Della casa a peristilio si riconosce parte dello stilobate del peristilio con il piano di posa di due colonne e un tratto del vano antistante. Anche qui gli interventi medioevali hanno recato gravi danni alle strutture antiche.

La casa a peristilio è a pianta irregolare e le dimensioni complessive non sono ancora note, ma la larghezza in senso Est-Ovest superava i 20 metri. L’andamento obliquo di alcuni muri sembra causato dal percorso irregolare della strada lastricata che passa davanti alla casa. I vani si trovano a vari livelli a seconda della conformazione del terreno. Il peristilio sul lato occidentale ha forma allungata, con tre colonne in senso Est-Ovest e con quattro o più colonne sul lato lungo.

Il cortile era dotato di un bel pavimento di calcare bianco, gli ambulacri nord ed ovest avevano invece un pavimento in epus  signinum. In un momento successivo, nel corso del III o del II secolo a.C. nel settore nord-orientale della casa venne inserita un’ala con bagno privato: si tratta di un vano a pianta interna circolare, con un diametro di 3,10 m, interpretato come un laconicum, cioè una specie di sauna.

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Tempio di Afrodite

Il tempo di Afrodite, costruito verso il 550 a.C. O poco dopo, è l'edificio di carattere pubblico più antico finora noto a Monte Jato.

Misura 17,8 x 7,25 m.

La pianta dell'edificio è caratterizzata da un vano posteriore chiuso, il cosiddetto adyton (vano sacro all'interno della cella), tipico del tempio greco della Sicilia orientale.

In una fossa dell'adyton è stato ritrovato un deposito votivo che comprendeva vasi per bere di importazione, tra cui due coppe dipinte fabbricate ad Atene ( cosiddette droop cup), ma anche qualche tazza indigena, materiale databile alla metà del VI a.C.

La cella era suddivisa tra due colonne di legno di cui si sono rinvenuti solo una base e un capitello in posizione di crollo.

La porta del tempio si trovava sul lato EST.

Tipocamente greche sono le tecniche di costruzione e la pianta accuratamente proporzionata.

Davanti al tempio si è conservato l'altare, semplicemente formato da grossi blocchi.

 

Alla fine del IV secolo a.C, si resero necessarie riparazioni e l'interno fu ristrutturato con la suddivisione della cella mediante un muro trasversale e il rifacimento del pavimento in cocciopesto.

 Il crollo definitivo del tempio avvenne verso il 50 d.C.

Nel medioevo l'edificio subì ulteriori danni e da esso si ricavarono pietre per nuove costruzioni.

Agorà

L'agorà è la piazza principale della città antica dove si svolgevano la vita civile e tutti gli affari relativi al suo governo.

La costruzione risale alla ristrutturazione ellenistica dell'abitato, avvenuta intorno al 300 a.C., ma solo è più tardi fu dotata di strutture architettoniche complementari.

Era accessibile da OVEST e da EST, dove, senza soluzione di continuità, sboccava l'asse viario principale della città, lastricato come la stessa agorà con lastre di arenaria  disposte diagonalmente; da SUD si accedeva attraverso un ingresso secondario costituito da una rampa di lastre di arenaria e pietre calcaree; mentre nell'angolo NORD-OVEST si apriva un passaggio verso il teatro, di cui non conosciamo l'esatta configurazione.

Esteso per circa 2000mq, il piano dell'agorà non corrisponde alla conformazione naturale del terreno, ma è il risultato dello spianamento della roccia nella parte settentrionale e di riempimenti sostenuti da una massicciata nella zona meridionale.

 

L'agorà era racchiusa su tre lati da portici (A-B-L) con colonne doriche su stilobate a tre gradini; il lato meridionale, invece, non aveva forma monumentale, ma lasciava, almeno in parte, libera la vista verso la valle.

Il portico settentrionale ( A ) era due navate ( 56,3m ) e formava un complesso unitario con il retrostante edificio pubblico composto da un peristilio con sale annessi a EST e a SUD e da una sala del Consiglio della città ( bouleuterion ) affiancata da un vano rettangolare in età romana all'interno del portico fù costruito un podio ( tribunal ), sul quale prendeva posto, tramite una piccola sala, il magistrato romano in certe sue funzioni d'ufficio; è probabile,quindi, che a partire dal II sec. a.C., il portico assumesse anche la funzione di basilica.

Anche il lato occidentale,edificato nell'avanzato II sec. a.C., circa due secoli dopo il resto della piazza, si presenta come un insieme architettonico a pianta unitaria e si compone di un portico a due navate con colonne doriche ( B ), che si affaccia su un piazzale lastricato,di una nuova sala del Consiglio ( bouleuterion ) ( D ) e di un tempio su podio ( E ) con altare antistante.

Il tempio sul podio, tipicamente romano, è un ulteriore conferma della committenza romana dei tre edifici.

Contemporaneo a quello settentrionale, era il portico orientale ( L ); chiudeva solo parzialmente il lato est della piazza, era a una sola navata ( 20 m ) con pavimento costruito da un acciottolato di piccole schegge di pietra ed era definito da ambienti retrostanti.

A NORD del portico si trova un edificio ( M ) ipoteticamente interpretato come granaio pubblico per la pianta allungata e per la sua collocazione che corrisponde a quella di edifici analoghi per esempio nell'agorà di Morgantina.

Tra questo edificio orientale doveva passare la strada di accesso all'agorà.

Il lato meridionale della piazza, privo di porticato è costruito su un terrapieno artificiale, al di sotto del quale si conservano tracce dell'insediamento tardo-arcaico, è , invece, caratterizzato da un edificio sacro di tipo punico ( G ), anteriore alla costruzione dell'agorà,da un sacello ( F ) privo di colonnato ( tempio ad oikos ), coevo alla costruzione dell'agorà, e da una taverna ( popina ), databile alla fase iniziale del periodo romano imperiale.

La taverna ( N ), luogo di ritrovo della classe lavorativa e artigiana, ubicata al SUD del tempio ad okois, è caratterizzata dalla presenza di un forno,costruito con cura utilizzando frammenti di tegole, che doveva servire per cucinare o tenere calde le pietanze.

Il pavimento, nella parte frequentata dagli avventori, è caratterizzato da lastre di calcare o di arenaria rosso -giallastra e da qualche elemento in cotto; dietro il banco di vendita nella zona, cioè, non raggiunta dal pubblico, consiste in roccia levigata.

A ridosso del banco sono stati trovati numerosi elementi di un grosso contenitore ( pithos ) da collegare alla funzione del locale, la cui attività cessò nella metà del I sec. d. C.

Il complesso monumentale dell'agorà cadde lentamente in disuso tra la prima o media età romana imperiale e il V sec. d.C.

Teatro

Il teatro greco di Iaitas è rimasto in piedi per molti secoli. E' stato possibile datare singole fasi di vita tramite il materiale stratigrafico.

La costruzione del monumento risale al tardo IV sec. a.C., come indicano ritrovamenti ceramici, molto simili a quelli provenienti dal riempimento al di sotto della vicina agora . Nel 200a.C., o poco più tardi si rese necessaria una ristrutturazione del teatro.

Vennero rialzati i muri di sostegno laterali della cavea, in parte crollati, ma fu necessario anzitutto adattare l'edificio scenico alle mutate esigenze della regia, costruendo un palco scenico alto. All'inizio del periodo romano imperiale un ultimo tentativo di ristrutturazione, che prevedeva la costruzione di un corridoio d'accesso sul lato Ovest dell'edificio scenico, rimase incompiuto. Infatti vennero collocati i blocchi con le boccole di ferro destinate a far ruotare i battenti della porta d'accesso, ma per motivi a noi ignoti la soglia non fu più inserita. Il teatro cadde allora in disuso, l'interno dell'edificio scenico fu forse utilizzato come stalla.

Vi fu trovato, assieme a un gruppo di monete di Tiberio, un piatto di terra sigillata. L'edificio scenico, di costruzione molto solida, rimase in piedi fino al V sec. d.C., come dimostrano i frammenti di sigillata africana provenienti dal crollo finale.Nell'ambito della ristrutturazione monumentale della città si inserisce la costruzione del teatro, al centro del pianoro in posizione dominante, nella zona immediatamente a Nord-Ovest dell'agorà. È noto da un'iscrizione dedicatoria, il nome del privato cittadino, un certo Antallos, che dedicò il monumento.

La cavea (koilon), con un fronte di 68 m, venne in parte adagiata sul pendio naturale sottostante la cima del Monte Iato e in parte su uno spesso riempimento artificiale. A pianta semicircolare con prolungamento rettilineo delle estremità, il koilon comprendeva 35 file di gradinate, oggi in gran parte perdute, suddivise da due ambulacri e ripartite in sette cunei da otto scalinate radiali. Le tre gradinate inferiori, di cui la terza con schienali, erano riservate alle autorità (proedria). Così articolata la cavea accoglieva 4400 posti.

L'area per il coro (orchestra) era provvista di una pavimentazione in terra battuta. L'edificio scenico, separato dalla cavea dai due corridoi d'accesso (parodoi), è ben conservato e mostra le varie fasi edilizie. Nella prima fase della fine del IV sec. a.C. La lunga sala della skene (scena) e il logeion (palcoscenico), leggermente rialzato e con pavimento in cocciopesto, erano racchiusi da due ampi corpi aggettanti (paraskenia). Successivamente, agli inizi del II sec. a.C., il logeion venne sollevato su pilastri lignei e avanzato verso l'orchestra, secondo un uso comune all'architettura teatrale della Sicilia occidentaale. Nella terza e ultima fase costruttiva dei primi anni del I sec. a.C., l'edificio scenico venne ampliato con una sala porticata retrostante e con un corridoio d'accesso sul lato occidentale.

Oltre che per la sua alta cronologia- è tra i più antichi edifici teatrali ellenistici finora noti- il teatro ietino occupa un posto di grande rilievo nell'architettura teatrale siciliana per il notevole e originale apparato decorativo. Facevano parte del prospetto architettonico dell'edificio scenico, e più precisamente dei parasceni le quattro sculture di grandi dimensioni raffiguranti due menadi e due satiri. I due leoni in calcare originariamente dovevano essere collocati su basamenti posti ai lati dei sedili d'onore a chiusura dei muri di sostegno (analemmata) frontali. Le estremità della seconda e della terza fila della proedria erano ornate con un piede di grifo scolpito nello stesso blocco della gradinata e un elemento con decorazione a voluta sui due lati chiudeva la balaustra monumentale in cima all'analemma. Completavano l'apparato decorativo dell'edificio scenico più antico le antefisse in terracotta a maschera teatrale, realizzate in un unico blocco con le tegole a bollo NOPTA=, fabbricante di cui si è individuata la fornace nei pressi di Partinico. I tipi del vecchio schiavo originale con la decorazione di antefisse venne sostituito da un tetto di tegole con l'iscrizione OEATROY.

Bouleteria

Il bouleterion, l' edificio coperto destinato alle riunioni politiche del consiglio della città ( boule ), faceva parte delle strutture politiche ubicate nei pressi dell' agorà.

A Monte Jato si conoscono due boulateria.

Il più antico ( C ), coevo alla costruzione della piazza,si trova nel settore NORD dell' agorà e con il portico settentrionale costituiva un complesso unitario.

E' preceduto da un peristilio con sale annesse a EST e a SUD, e a NORD è affiancato da una stanza con pavimento in cocciopesto disseminata di tessere blanche ( opus signinum ).

Vi si accedeva da una porta centrale, che si apre sulla parete orientale, di cui rimane in situ la soglia di calcare bianco recante i fiori del cardini e dei paletti di chiusura.

A pianta rettangolare,provvisto di una piccola cavea semicircolare di cinque gradini, oggi del tutto mancanti, poteva accogliere non più di settanta membri.

 

Le pareti erano rivestite di intonaco bianco; il pavimento è di mosaico bianco e presenta al centro tessere a trama irregolare che dovettero costituire lo spazio precedentemente occupato da un elemento circolare, probabilmente un altare.

Nell'avanzato II sec.a.C., circa due secoli dopo, fù edificata, da un magistrato romano-repubblicano, una nuova sala del consiglio ( D ) in grado di ospitare l'accresciuto numero dei suoi componenti, da mettere in relazione all'espanzione della città ellenistica.

Il nuovo bouterion (12,85 x 11,90 m ) formavano un unità costruttiva insieme al portico occidentale, dietro al quale è obbicato, e al tempio su podio ( E ).

Vi si entrava attraverso due porte e due battenti, di cui rimangono le soglie, che si aprono sulla parete orientale.

Delle nuove gradinate che componevano la cavea semicircolare ne rimangono solo tre: costituite in muratura, sono coperte superiormente da una lastra con una parte anteriore più alta, destinata a sedile, e a una parte posteriore di livello più basso che serviva da appoggio per i piedi della persona seduta dietro.

Facilitavano l'accesso alla gradinata quattro scale, collocate due lungo i muri anteriori  , due in posizione radiale.

Un mosaico di tessere bianche ricopre il pavimento antistante la cavea.

La capienza della nuova sala del consiglio era all'incirca di 200 posti.

Il periodo di uso del bouleterion fù piuttosto breve: costruito dopo la guerra servile del 135-132 a. C., caddè in disuso entro la metà del I sec. a. C.

Fra i bouleteria ellenistici in Sicilia, quelli di Morgantina e di Akrai sono, nelle proporzioni, molto simili al nostro.

La combinazione del bouleterion con portico antistante si incontra pure ad Akrai.

Casa a Peristilio

L'edificio meglio conservato e di maggior pregio finora integralmente riportato alla luce è la Casa a peristilio 1.

Fu eretta intorno al 300 a.C., nel quartiere occidentale, a Nord del tempio di Afrodite, rispettandolo, come dimostra il percorso obliquo del tratto occidentale del muro perimetrale meridionale.

L'imponente dimora-tra le più ampie del mondo greco e quella di maggior lusso finora nota in Sicilia- si sviluppa su due piani con numerosi (25) e vasti ambienti per complessivi 1608 mq di superficie abitata. Costruita con muri in opera a secco, che in alcuni casi si conservano fino all'altezza di 5 m, è organizzata intorno al peristilio rettangolare (7,20 x 5,45 m) con dodici colonne (vano 2), accessibile da sud attraverso un grande vestibolo (vano 1). Il colonnato a doppio ordine, dorico al piano terra, ionico siceliota al piano superiore, raggiunge 9,70 m di altezza.Incastri ancora visibili testimoniano che tra le colonne doriche del piano terra erano inserite barre di legno smontabili, mentre la galleria del

piano superiore, con pavimento in cocciopesto poggiante su tavole di legno fissate alle travi portanti, era delimitata da balaustre inserite tra le colonne. Il cortile era pavimentato con un fine lastricato. Non è stato possibile determinare la funzione di tutti i vani che si dispongono intorno al peristilio; sul lato nord si aprivano, su entrambi i piani e con la pianta identica, i tre vani di rappresentanza, secondo una disposizione che si riscontra in tutte le case a peristilio di Monte Iato ed è caratteristica delle ricche dimore di età ellenistica. Le esedre centrali ( vani 16a) si aprono verso il peristilio con due colonne, doriche al piano terra, ioniche al primo piano e comunicano tramite due porte asimmetriche con le sale di banchetto ( andrones) laterali ( vani 15/15a e 17/17 a), che presentano finestre decentrate per consentire la disposizione di nove letti conviviali ( ennaklinoi) in ciascun vano; potevano, quindi, complessivamente ospitare non meno di 72 persone. Tutti gli ambienti di rappresentanza erano riccamente decorati, con maggior sfarzo quelli del piano superiore, mediante intonaci e stucchi alle pareti e pavimenti in ocus signinum o in cocciopesto con inserti a mosaico.

I vani che occupano l'angolo sud-orientale dell'edificio (vani 3-4,12-13), disponevano di ingresso autonomo in quanto si trattava di botteghe subaffittate. È probabile che i vani 3 e 4 fossero utilizzati come tintoria (fullonica), come proverebbero le vasche in pietra a livello del suolo e il rinvenimento di particolari attrezzi, tra cui pettini suppellettile interne.

L'approvvigionamento idrico della casa era garantito da cisterne per la raccolta delle acque meteoriche, due delle quali con copertura ad arco, situate rispettivamente sotto il vano 14 e sotto il peristilio, quest'ultima provvista di canale di scolo per il sovrappieno.

Nella seconda metà del III sec. a.C. la casa venne ampliata, sul lato ovest, con un ala di servizio donata di un cortile (vano 23) con due colonne, sul quale gravitano alcuni ambienti, tra i quali un eccezionale stanza da bagno (vano 21) con anticamera (vano 22) e locale di servizio ( vano 20).Intorno al 50 d.C. la casa venne distrutta, forse in seguito ad un terremoto.

Successivamente solo alcuni vani del settore nord, rimasti in piedi vennero risistemati alla meglio, tra questi il vano 15 che fu riutilizzato come cucina.

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