
Il territorio nell'antichità
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L’ampio e articolato comprensorio territoriale entro cui si erge il monte iato presenta caratteristiche ambientali , morfologiche è idrogeologiche peculiari ; si tratta di un sistema collinoso a ridosso della città di Palermo attraversato da due fiumi principali ,lo iato del belice destro , e contornato da rilievi aspri è tal volta inaccessibili , dalle altezze variabili tra i 640 m dei monti Billiemi e i 1333m del monte la pizzuta. Sia l’alta valle dello iato che l’alta valle del Belice destro segnano grandi percorsi naturali di collegamento tra il tirreno ,l’interno della Sicilia occidentale e la costa meridionale dell’isola , l’ungo i quali fin dall’età preistorica si è realizzato il passaggio e lo stanziamento di genti diverse. La presenza dell’uomo nei millenni è stata constante e continuativa e pertanto la ricchezza del patrimonio archeologico di queste vallate è veramente considerevole sia dal punto di vista cronologico-copre un arco temporale che dall’età paleolitica giunge al medioevo-sia per la complessità delle problematiche relative alle diverse realtà etniche e culturali che nella Sicilia occidentale vennero in contatto e interagirono . Il fiume iato nasce dal pizzo Mirabella e , superato il vallone della chiusa, scorre nella profonda valle tra monte Signora e il monte iato, si dirige poi verso nord e sfocia, dopo 35km, nel golfo di castellammare, vicino balestrate. La valle dello iato, cerniera tra la conca d’oro, il territorio più occidentale del palermitano e la zona meridionale che si affaccia sulla valle del Belice, a costituito pertanto un importante asse di comunicazione tra centri “indigeni” dell’entroterra, mondo coloniale greco e città puniche della costa settentrionale. Una concentrazione di siti che hanno restituito materiali neolitici ed eneolitici lungo la valle testimonia che l’intera regione venne colonizzata da gruppi che da nord penetrarono verso l’interno seguendo appunto il corso d’acqua. Sono riferibili forse all’età eneolitica gli interessanti dipinti della grotta del mirabella ubicata ai piedi dell’omonimo rilievo che sovrasta e controlla il vallone. Una serie di piccole figure sono dipinte in ocra rossa sulla parete sinistra, ad altezza d’uomo: le prime due sono zoomorfe, forse cani, le altre sono antropomorfe in atteggiamenti diversi (1). L’altro fiume presente nel territorio è il Belice destro, uno dei due rami che alimentano il fiume Belice, la realtà idrografica più importante della Sicilia occidentale, che, con asse principale orientato in senso NE/SO, dopo la confluenza con il ramo sinistro, curvando verso SE, sfocia nella costa meridionale dell’isola, nei pressi di Selinunte. La percorribilità dell’ampia vallata ha avuto un ruolo determinante per l’antropizzazione dell’area e nel processo di interazione tra indigeni e mondo greco. L’intera vallata fu intensamente abitata fin dalle più remote epoche preistoriche. Una sola attestazione è riconducibile all’età paleolitica, si tratta della stazione segnalata su monte Raitano, mentre più numerosi sono i siti che hanno restituito materiali riferibili al neolitico all’eneolitico, tutta via la maggioranza delle maggioranze sembra rientrare tra la media e la tarda età del bronzo con diversi villaggi agricoli, tutti situati in posizione elevata. Dalla prima età del ferro si assiste a un’organizzazione di tipo gerarchico, del territorio, basata sull’esistenza di grossi insediamenti che, a partire almeno dal VI a.C., si configurano come veri e propri centri urbani , in posizione preminente e naturalmente difendibile, attorno ai quali si distrbuiscono una serie di insediamenti minore, sulle basse colline o nel fondo valle, che garantivano il controllo e lo sfruttamento del territorio. L’insediamento sul monte iato fa parte di questo sistema di abitati di alture, che spesso furono ininterrottamente occupati per molti secoli, in qualche caso fino ad età medioevale: verso sud monte Maranfusa (2), rocca di Entella(3) e monte Adranone; verso Ovest il monte Pietroso e il monte Barbaro con i resti monumentali dell’antica segesta; e in direzione Sud-Est la montagna vecchia(4). Grossi villaggi gravitanti nell’orbita culturale di Iaitas sono stati individuati in contrada Kaggio, sul monte Arcivocalotto, sul cozzo Balletto e sul monte Raitano, dove si segnalano le imponenti camere avvolta scavate nella roccia con ingresso a pozzetto cilindrico, al centro della volta(5), considerate da alcuni studiosi strutture funerarie dell’età del ferro, ma più probabilmente da interpretare come fosse granarie di età medievale. Se si escude l’abitato sul monte Maranfusa, che cesso di esistere agli inizi del IV sec. a.C., gli altri centri conobbero un grande sviluppo durante l’età ellemistica, periodo in cui si registra anche una notevole crescita degli insediamenti rurali in tutto il territorio, passato sotto il controllo politico di Cartagine. In seguito alla conquista romana alcuni centri rimangono attivi e con elevato tenore di vita (Iato,Entella) per tutto il I sec. d.C.; il paesaggio agrario, soprattutto lungo le vallate fluviali, presenta una densità di insediamenti con fenomeni di continuità fino ad epoca tardoromana. Anche alcuni insediamenti sopravvivono fino ad età tardo romana, senza soluzione di continuità, ma fortemente ridimenzionati e con segni evidenti di degrado. Le distruzioni della metà del V sec. d.C., evidenziate a monte iato sono probabilmente da mettere in relazione con l’incursione dei vandali del 440 d.C.


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Tra cultura e paesaggio