
La stanza da bagno
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Nella seconda metà del II sec. a.C, il desiderio di fornire l'abitazione di una stanza da bagno ne determinò l'ampliamento con l'aggiunta, sul lato ovest, di un'ala di servizio dotata di un secondo cortile (vano 23), sul quale grativano alcuni ambienti, tra i quali un'eccezionale stanza da bagno (vano 21) con anticamera (vano 22) e locale di servizio (vano 20).
Conservata in maniera straordinaria, la stanza è occupata da una vasca lunga 1.69m larga 0.64m e daun lavandino addossato alla parete nord, servito da un originale condotto d'acqua in calcare con terminazione configurata a testa leonina, di fattura veramente pregevole. L'intonaco bianco su alto zoccolo rosso alle pareti, il paviemnto in signino, la nicchia al di sopra del lavandino, che doveva ospitare una piccola statua, rendono la sala da bagno di Monte Jato particolarmente lussuosa e rara nel quadro dell'edilizia privata d'età ellenistica. Infatti, stanze da bagno dotate di vasche in muratura si riscontarno raramente in dimore private greche; sembrano più diffuse nelle ricche zone periferiche e sono frequenti anche a Cartagine. Il confronto più diretto è con il bagno della Casa con la cisterna ad arco di Morgantina.
La stanza da bagno di Monte Jato era inoltre fornita di un efficente sistema di alimentazione idrica, che consentiva l'afflusso di acqua corrente, versata a mano neo condotti conservati nella parete Nord, attraverso due imbuti di pietra e di un raffinato e veramente singolare sistema di riscaldamento – qui per la prima volta attestato in un'abitazione privata – che garantiva l'acqua calda all'interno della vasca: una sorta di camino, collocato al di sotto di un arco nel muro dietro la vasca e fornito di un mantice, posto entro una fossa antistante, produceva l'aria calda che veniva immessa di un canale passante al di sotto della vasca.
Il bagno ha una storia costruttiva complessa, venne trasformato più volte e rimase in uso fino alla distruzione della casa, avvenuta intorno al 50 d.C.


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Tra cultura e paesaggio