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Ceramica medievale

La maggior parte dei rinvestimenti di epoca medievale riguarda l'ultimo periodo di vita della città, l'epoca sveva; non mancano i reperti dei periodi medievali precedenti, per quanto l'abitato arabo-normanno non sia tuttora precisamente localizzato.

Per l?altomedioevo (età bizantina) i rinvenimenti vascolari risultano numericamente modesti: si tratta per lo più di brocche e scodelle acrome.

In età araba notevole per la quantità e qualità appare la produzione di ceramica invetriata a base di piombo, la cui tecnica di fabbricazione era stata introdotta in Sicilia dagli stessi Aglabiti. I colori usati sono il verde, il marrone e, più raramente, il giallo. A questo periodo risalgono soprattutto grandi bacini carenati con orlo verticale solcato, decorati con motivi lineari, come foglie o elementi circolari. Bavini simili, importanti dalla Sicilia e anche dall'Africa islamica, venenro inseriti, a scopo decorativo, nelle pareti esterne delle chiese medievali a Pisa e in altre città dell'italia centrale. Altre forme attestate sono le scodelle, le tazze, le anfore, le brocche e le pentole.

A matrice culturale nord-africana è da ascrivere, pure, la produzione di vasi a filtro con disegni raffinati e complessi, ampiamente imitati nelle fabbriche isolane.

Nella seconda metà dell' XI sec, pur essendo in pieno periodo normanno, si assiste ad un'indubbia continuità tecinca e del gusto, poichè le maestranze, e quindi, le tecniche continuano ad essere quelle del periodo precedente.

Viene introdotto un nuovo tipo di bacino con orlo ispessito. I motivi decorativi lineari sono eseguiti in marrore, ma, talvolta, le superfici dei vasi sono ricoperte per intero dal rivestimento di vetrina verde.

Nel tardo sec, XII si afferma una forma completamente nuova, la scodella a tesa orizzontale di dimensioni più ridotte. La ceramica invetrriata di epoca sveva è piuttosto trascurata, l'invetriatura è spesso irregolare e copre la superficie solo parzialmente. Assente a Monte Jato la nuova tecnica della maiolica con smalto a base di stagno, la cosiddetta 'proto-maiolica', la cui produzione sembra in qualche modo gravitare introno alla corte di Federico II. I luoghi di produzione delle ceramiche investriate di Monte Jato non sono noti; poco probabile sembra una produzione locale.

Le scodelle decorate a spirali verdi e marrone e le brocche con motivi simili sono sicuramente importazioni, possibilmente dell'Italia meriodionale. Rare, ma attestate, sono le ceramiche provenienti dal Mghrelo, tra cui un bacino a fondo bianco con la figura di un leone; rarissime quelle provenienti da Biasanzio.

Una classe a sè sono i piccoli vasi a filtro in argilla chiara con becco e quattro anse. Si tratta, nella maggioranza dei casi, si importazioni. Il vaso serviva per bere, il filtro, decorato finemente e accuratamente, doveva tenere lontani gli insetti.

Suppellettile essenziale di ogni casa sveva sono le pentole da cucina e i bracieri di produzione locale, plasmati a mano. Caratteristica di questi vasi è la debole cottura; sembra, infatti, che fossero fatti in casa e cotti, sul focolare domestico, hanno superfici lisciate che recano spesso elementi decorativi palstici, nastri o motivi dentellati.

Significativo è il gruppo di cinque reperti trovato sul piano di calpestio di una cucina di questo periodo. Molto frequenti sono, tra la ceramica comune medievale, le piccole anfore grezze con caretteristico fondo rientarnte, per la maggior parte acrome; alcune presentano una decorazione dipinta con linee e tratteggi in marrone, altre incisioni sulla spalla. Nel periodo normanno non mancano, inoltre, gli oggetti di bronzo di buona qualità, tra cui sono frequenti componenti di finimenti per cavalli, mentre al periodo svevo risalgono numerosi oggetti d'ornamento di bronzo e d'agrento.

Dal mondo bizantino d'oriente è, invece, importata una croce con l'effigie della Madonna e letetre greche.

All'ultimo periodo di vita della città si data la testina di re ( Federico II?) a rilievo su lamina di piombo, rinvenuta in una casa sveva dell'area del teatro.

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