
Il sito e il nome
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Il sito
Un’occupazione ininterrotta, durata oltre 2.000 anni e documentata attraverso una complessa stratificazione conservata intatta fino ai nostri giorni, caratterizza l’insediamento sul Monte Jato, un’altura maestosa elevata 852 m. s.l.m. posta nell’alta Valle dello Jato, il fiume che nasce dal Pizzo Mirabella e che scorre, attraversando una profonda gola, per circa 35 km, sfociando infine nella costa tirrenica settentrionale e, precisamente, nel golfo di Castellamare, tra Balestrate e Trappeto.
L’altura costituisce l’estrema propaggine meridionale dei monti di Palermo; essa domina anche l’alta valle del Belice destro ed è situata nell’immediato entroterra panormita, a circa 30 km a sud-ovest del capoluogo siciliano, sovrastando gli attuali centri abitati di San Cipirello e San Giuseppe Jato.
Dalla sua cima è possibile controllare da una parte i valichi attraverso cui è assicurato l’accesso alla costa settentrionale dell’isola e all’area della Conca D’Oro, dall’altra la via di percorrenza naturale costituita dalla vallata del Belice, attraverso cui, nell’antichità, era possibile il collegamento con la costa meridionale, e , particolarmente, con la colonia greca di Selinunte.
L’insediamento fa parte di un sistema di abitati d’altura risalenti al meno alla prima età del ferro (IX-VIII sec. A.C.) e attivi, per la maggior parte, fino ad età medievale; dalla cima del Monte Jato molti di essi sono ben visibili: verso sud gli isolati rilievi montuosi di Monte Maranfusa, Rocca di Entella e Monte Adranone; verso ovest il Monte Petroso e il Monte Barbaro con i resti monumentali dell’antica Segesta; ed ancora in direzione sud-est la maestosa rocca di montagna vecchia, sede di un ancora anonimo centro abitato, identificato con la città di “ Schera”, nominata nei documenti e nelle fonti letterari.
La parte alta del Monte Jato è un vasto pianoro in pendenza verso sud. L’area urbana parzialmente cinta di mura, occupava circa 40 ettari, con un dislivello interno di più di 100m. la superficie urbana non era interamente ricoperta di costruzioni. L’osservazione del terreno lascia supporre che occupati fossero, in epoca antica, circa 2/3 dell’area; rimase ,libera solo la parte occidentale, dove, in età medievale, si estese probabilmente il centro abitato.
Il nome
Il nome antico dell’insediamento sul Monte Jato non è tramandato in modo univoco. Le fonti scritte usano indicare la cittadinanza piuttosto che il nome della città. I cittadini della città sul Monte Jato venivano chiamati IAITINOI nelle fonti greche, IETINI e IETENSES in quelle latine. Il nome della città compare, invece, su documenti riportati alla luce dagli scavi, e cioè su alcune tegole e su una serie di monete: in questi casi il nome IAITOY è riportato al genitivo ( di Iaitas). Lo scrittore romani Silio Italico vissuto nel I secolo, nel suo poema storico in 17 libri ( punica), definisce l’insediamento (celsus ietas). La città si chiamava dunque Ietas in latino e Iaitas in greco. La forma medievale del nome, Giato, viene tramandata dalle fonti più tarde che ricordano la città, estremo rifugio dei musulmani di Sicilia.


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Tra cultura e paesaggio